top of page

2° lunedì del mese – Riflessioni sulla musicoterapia – Il modello Benenzon

Buongiorno!


Buona settimana a tutti! Sono in ritardo, ma spero mi perdoniate!


Il freddo, qui a Gorizia, sta mostrando i suoi denti! Viviamo delle belle giornate fredde, ma solari! Mi piace sentire il freddo sulla pelle e potermi coprire con vari strati di sciarpe, magliette, maglioni, calze, calzettoni di lana, pantaloni e vi dirò che la mascherina, in questo freddo, non disturba affatto, anzi!


Oggi è la settimana dedicata alla musicoterapia.


La mia situazione, come musicoterapeuta, rispetto al mese precedente non è cambiata granché. Tutti i progetti di musicoterapia che avevo in piedi, sono per ora in pausa, tranne piccole eccezioni di sedute singole con bambini disabili che anche loro risentono dei disagi provocati dal Covid e per loro le sedute di musicoterapia rappresentano momenti di rilassamento e abbandono delle tensioni.


Quindi ho deciso di scrivere del Modello Benenzon di Musicoterapia, uno dei 5 modelli di musicoterapia mondialmente riconosciuto durante il Congresso mondiale di musicoterapia tenutosi nel 1999 a Washington, organizzato dalla WFMT – World Federation of Music Therapy. Nella mia pratica musicoterapica mi avvalgo soprattutto di questo Modello, avendo nel 2010 conseguito il titolo di Magister e Supervisor del Modello Benenzon a Buenos Aires. Per aver conosciuto il Modello Benenzon e il professor Rolando Benenzon, devo ringraziare l'Associazione A.R.TE.M. - Il flauto magico di Udine che, durante la scuola triennale di musicoterapia ci ha offerto la possibilità di poter accedere ai vari livelli del Modello e poi, in fase ultima, acquisire il titolo come sopra.


Quindi, passo ora a illustrarvi il Modello Benenzon di Musicoterapia!



Tabella all'ingresso della Fondazione Benenzon a Buenos Aires


IL MODELLO BENENZON DI MUSICOTERAPIA


Nel modello Benenzon "la musicoterapia è una terapia non verbale alternativa che produce un vincolo, una relazione tra terapeuta e paziente o gruppo, utilizzando il corpo, lo strumento, la musica ed il suono, finalizzata alla riabilitazione, al recupero, al miglioramento della qualità della vita del paziente”. Questa definizione è tra le prime ed è in continua evoluzione, come il Modello stesso. Il miglioramento della qualità della vita del paziente è il fattore primario.

Il modello si fonda su alcuni presupposti concettuali e basi teoriche, tra cui la teoria psicoanalitica Freudiana, la teoria dell’oggetto transazionale di D.W.Winnicott , i concetti di comunicazione analogica e digitale di P.Watzlawick, le teorie di C.G. Jung, la prossemica di E.Hall ed altri ancora.


Elaborato negli anni settanta da Rolando Benenzon, medico, psichiatra e musicoterapeuta argentino, il metodo è di stampo psicoanalitico e psicodinamico. Il Modello non è statico, ma si evolve, è dinamico, si trasforma. Si rivolge per lo più a pazienti che presentano difficoltà nella comunicazione e nella relazione, siano esse di natura organica o di natura psicogena.



Alla mie spalle il modello alla data di 15 agosto 2010

Il principio dell’ISO (identità sonora - ISO in greco = uguale)

E’ il concetto cardine del modello, elaborato partendo dalle osservazioni sui disturbi dell’umore di I.M.Altshuler. ISO significa “uguale” e sintetizza la nozione di esistenza di un suono o di un insieme di suoni o di fenomeni sonori interni che ci caratterizzano e ci individualizzano. ISO significa in definitiva Identità Sonora: “l’ insieme infinito delle energie sonore acustiche e di movimento che appartengono ad un individuo e lo caratterizzano”. Tutti gli esseri umani possiederebbero perciò un’identità sonora che li caratterizza e li differenzia dagli altri.

L’ISO riassume in sé:

· I nostri archetipi sonori, tutto ciò che ci è stato trasmesso attraverso i cromosomi.

· Le esperienze durante i mesi di gestazione, il parto e lo sviluppo sociale e culturale.

Riferendoci alla teoria topografica di Freud, possiamo ritrovare nell’inconscio un’ energia sonoro – musicale in costante movimento, detta ISO gestaltico. Essa va a caratterizzare il singolo individuo ed è costituita da tutti gli elementi suddetti. All’interno troviamo altre quantità di energia detta ISO universale nel quale sono presenti tutti i fenomeni sonori comuni agli esseri umani: il battito cardiaco, il suono del respiro, dell’acqua, e certi fenomeni sonoro – musicali che diventano universali nei secoli (ad es. la scala pentatonica, presente in tutte le ninna – nanne). Come tutta l’energia inconscia, anche questa tende a scaricarsi nel conscio. Nell’attraversare il preconscio incontra l’ISO culturale, identità che raccoglie tutte le esperienze culturali dal parto in poi (fin dai primi suoni della sala parto). Anche queste energie sono in continuo movimento: non vi sono compartimenti stagni ma un’ evoluzione costante dinamica. Le energie dall’inconscio e dal preconscio vanno a scaricarsi nel conscio, in modo che quando noi percepiamo ciò che il soggetto esprime, percepiamo la somma di tutte le entità suddette.

Nel momento in cui si stabilisce una relazione (e un vincolo) si forma l’ISO in interazione, che comprende la somma delle energie di due o più persone.(in quest’ultimo caso si parla di ISO gruppale). Correlato all’ISO in interazione è l’ISO complementare, che appare e scompare quotidianamente, in accordo con lo stato d’animo dell’individuo e delle relazioni che stabilisce con gli altri. Infine si intende per ISO ambientale l’insieme delle energie sonore che caratterizzano l’ambiente in cui si vive.

L’interazione tra due persone avviene attraverso la scarica di energie nello spazio vincolare attraverso l’oggetto intermediario, quando l’interazione è in un gruppo l’oggetto si definisce integratore. Questo è quindi ogni elemento capace di consentire il passaggio di energia comunicativa da un individuo all’altro. Il corpo della madre è il primo oggetto intermediario di comunicazione.

E’ da notare che lo strumento, finalizzato a diventare “intermediario” o “integratore”, può in realtà essere utilizzato anche in altri modi: come oggetto incistato (quando il paziente lo avvolge fino a farlo diventare parte di sé), di sperimentazione, catartico (quando è utilizzato per scaricare tensione accumulata), difensivo (se viene suonato al fine di “nascondersi” attraverso le proprie produzioni sonore). Nel corso della seduta un paziente può utilizzare gli strumenti (o il proprio corpo) in tutti questi modi. Solo nei momenti in cui si creeranno canali di comunicazione intrapsichici si potrà parlare di strumento intermediario o integratore.



A Buenos Aires durante la formazione Magister e Supervisor del Modello Benenzon


Partendo da questi concetti teorici R. Benenzon ha messo a punto una tecnica musicoterapica finalizzata a favorire la comunicazione tra individui ed a stimolare relazioni in un contesto strutturato. Le sedute vengono svolte in uno spazio “fisico” (il setting) che assume un ruolo importante, diventando parte della “consegna non – verbale”. Infatti gli elementi costitutivi del setting possono influenzare anche in maniera determinante la seduta. R. Benenzon fornisce delle caratteristiche di base del setting (isolamento acustico, dimensioni non troppo ampie della stanza, pavimento di legno, arredo essenziale e senza sporgenze dai muri). Tuttavia è possibile utilizzare anche setting esterni (quali ambienti naturali). All’interno del setting sono posti gli strumenti (ma le sedute possono svolgersi utilizzando anche solamente il corpo e la voce). Gli strumenti nel loro insieme vengono definiti GOS (Gruppo operativo strumentale). Il GOS può essere costituito da strumenti tradizionali, tra i quali si tende ad utilizzare quelli di semplice manipolazione e costruiti in materiali naturali, evitando quelli elettronici. Può essere importante l’introduzione di oggetti di uso quotidiano; strumenti creati dal musicoterapeuta e/o dal paziente; etnici, legati all’ISO Culturale dei pazienti. Particolare rilievo è dato agli strumenti ad acqua (quali ad es. le clessidre) per la facilità con cui questi inducono stati di regressione.


Manuale di musicoterapia di R.O.Benezon


Il contesto è tipicamente di tipo “non – verbale”: ciò non significa che la parola non possa essere usata; le parole si possono però usare non per il loro significato simbolico ma per le loro caratteristiche formali (timbro, intensità ecc…). Come nelle psicoterapie anche nella musicoterapia secondo il modello Benenzon entrano in gioco i fenomeni transfert e controtransfert, concetti ripresi dalla teoria psicodinamica.

Nel lavoro musicoterapico oltre allo spazio con le proprie caratteristiche fisiche e simboliche di luogo d’incontro, è fondamentale anche un altro parametro, il tempo. Questo è uno dei punti chiave della Musicoterapia in quanto tutti i fenomeni corporo – sonoro – non verbali si svolgono nel tempo. Questo può essere:

· Cronologico (il tempo misurato attraverso gli strumenti)

· Biologico (il più importante poiché è il nostro tempo interiore)

· Di latenza (che esprime il tempo di risposta)

· Terapeutico (di adattamento del tempo del terapeuta a quello del paziente)


Con il prof. Rolando O.Benenzon al momento della consegna del diploma

Le sedute di musicoterapia che utilizzano il modello Benenzon si svolgono individualmente o in gruppo; è prevista una coppia terapeutica costituita da Musicoterapeuta e coterapeuta, quest’ultimo con funzione di “stimolatore”, di ausilio e di supporto. Ogni seduta è rigorosamente suddivisa in 15 step (o “15 Passi“) ognuno dei quali ha un importante significato.

Nel modello è importante la registrazione delle sedute in tutte le loro fasi, dalla preparazione alla fase di riflessione post-seduta. A tale scopo sono utilizzati i Protocolli che ogni terapeuta compila ad ogni seduta.

Infine, grande rilievo viene dato alla formazione permanente ed alla Supervisione, da ritenersi fondamentale ed irrinunciabile nel lavoro di musicoterapeuta.


Un setting di musicoterapia

Perchè ho scelto il Modello Benenzon?

ll Modello Benenzon è l’unico modello che si evolve nel tempo. Si arricchisce, si trasforma, si mette in gioco, è dinamico. Il modello Benenzon riesce a trattare certi disturbi che la medicina tradizionale non riesce a trattare (autismo, demenza, Alzheimer, dolore cronico e altre situazioni particolari). E’ un modello che non impone, ma lascia al paziente la libertà di essere se stesso, senza giudicare e senza imposizioni. Importanti sono le quattro “A” del Modello: Attendere, Aspettare, Ascoltare, Accogliere. Importante nel Modello è anche la supervisione che da l’opportunità al musicoterapeuta di condividere le proprie esperienze con altri esperti supervisori e avere così un rimando sul lavoro che svolge.

Per approfondire la conoscenza del Modello Benenzon, vi rimando al sito



Bene! Ora vi saluto e vi auguro di vivere una splendida settimana, avvolti in abiti caldi, inalando l’aria fredda che spazza via pensieri stagnanti e negativi, coccolandovi con tisane salutari, e perché no, ogni tanto, un buon vin brulè ci sta bene!!!


 
 
 

Post recenti

Mostra tutti

Comentários


bottom of page