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1° lunedì del mese (settembre 2020) Scoperte spirituali della settimana. Spiritualità di Madre Terra

Aggiornamento: 13 set 2020

Buongiorno a tutti! Buon lunedì! Forse dovrò cambiare titolo della rubrica – non più scoperte spirituali della settimana, ma soltanto “scoperte spirituali” e basta.


E’ vero che ogni giorno succedono cose nuove che ci fanno riflettere, anche cambiare, ma nella maggior parte dei casi, il cambiamento è lento, ma inesorabile, come tanti dissero prima di me!


Certo, ci sono anche situazioni in cui il cambiamento è repentino, e a prima vista drammatico! Preferisco la seconda modalità: lento, ma inesorabile. Le modalità repentine di solito si sperimentano da giovani, quando siamo infuocati, con un ego smisurato, quando crediamo che tutto il mondo ruota intorno a noi, quando ci sentiamo portatori della Verità Assoluta! Ecco, il cambiamento repentino l’ho sperimentata nella mia giovinezza e ha provocato molta sofferenza. A me stessa e agli altri che mi circondavano. Ma, con il senno di poi, e guardando me stessa nel passato, non poteva andare diversamente! Però, sarà l'età, l'esperienza di vita, ma sono sempre più portata verso il cambiamento lento, ma inesorabile! Bene, e dopo questa breve parentesi, passo all'argomento di cui volevo trattare oggi:


LA SPIRITUALITA’ DI MADRE TERRA.


Perché ho scelto questo argomento? Perché mi sento legata all’anima dei Nativi Americani o Indiani a seconda di come volete chiamarli. Al punto che da giovane non riuscivo a guardare quei film in cui gli Indiani venivano uccisi dall’uomo bianco. Per non parlare del film con Kevin Costner “Balla coi lupi”. Mi si struggeva il cuore quando vedevo la rozzezza degli uomini bianchi nei confronti dei grandi capi Indiani. Mi commuoveva il rispetto che i Nativi Americani avevano per Madre Terra. Mi sentivo (e tuttora mi sento) attratta dal Grande Spirito Wakan Tanka che aleggia su tutto il creato. Mi succede spesso che persone che incontro per la prima volta, mi chiedono se ho sangue Indiano nelle vene. Probabilmente si! Tutti ne abbiamo, chi più, chi meno! Siamo tutti collegati e quindi il sangue è sicuramente misto!


E, a proposito di spiritualità di Madre Terra, non so se ricordate il discorso del capo indiano Seattle (O Seathl) al Presidente degli Stati Uniti d’America nel non tanto lontano anno 1854, quando il 14° presidente degli Stati Uniti d’America, Franklin Pierce, gli chiese di acquistare il territorio dove erano stanziati gli Indiani Duwamish e Suquamich di cui Seattle (o Seathl) era il grande capo?



Il grande capo Seattle (o Seathl)


A me è rimasto nel cuore e lo voglio riportare qua sotto:


LETTERA DEL CAPO INDIANO SEATTLE (o Seathl) AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI FRANKLIN PIERCE (1854)


“Il Grande capo di Washington, ci ha mandato a dire che desidera comprare la nostra terra. Il Grande Capo ci manda anche parole di amicizia e buone intenzioni. Questo è gentile da parte sua , dato che noi sappiamo che non ha bisogno della nostra amicizia.


Però rifletteremo sulla sua offerta, perché sappiamo che se non lo facciamo, l’uomo bianco verrà con le armi e si prenderà la nostra terra.


Il Grande Capo in Washington, può confidare in quello che il Capo Seathl dice, con la stessa certezza con la quale i nostri fratelli bianchi, possono confidare nell’alternanza delle stagioni durante gli anni. La mia parola è come le stelle, esse non impallidiscono.


Come potete comprare o vendere il cielo, il calore della terra? Quest’idea ci è estranea. Se noi non siamo padroni della purezza dell’aria o dello splendore dell’acqua, come potete allora comprarli da noi? Decidiamo solo sul nostro tempo. Ogni parte di questa terra è sacra per la mia gente. Ogni splendente ago di pino, ogni foglia rilucente, ogni spiaggia sabbiosa, la bruma delle scure foreste, ogni bagliore di luce e tutti gli insetti che vibrano sono sacri nella memoria e nelle esperienze della mia gente. La linfa che scorre negli alberi trasporta i ricordi dell’uomo rosso.


I morti dell’uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. I nostri morti non dimenticano mai questa bella terra, poiché essa è la madre dell’uomo rosso. Noi siamo parte della terra è lei è parte di noi. I fiori profumati sono nostre sorelle; il daino, il cavallo, la grande aquila, questi sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze delle praterie, l’impeto del puledro e l’uomo, tutto appartiene alla stessa famiglia.


Così, quando il Grande Capo a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto.


Il Grande Capo ci fa sapere che ci riserverà un luogo dove vivere comodamente. Egli sarà nostro padre e noi saremo suoi figli.



Villaggio indiano


Quindi considereremo la vostra offerta di comprare la nostra terra. Ma non sarà facile. Questa terra è sacra per noi.


L’acqua che scorre nei ruscelli e nei fiumi non è solo acqua, ma il sangue dei nostri antenati. Se noi venderemo la nostra terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri bambini che essa è sacra e che ogni riflesso spettrale nell’acqua chiara dei laghi ci narra gli eventi e i ricordi della vita della mia gente. Il mormorio dell’acqua è la voce del padre di mio padre.


I fiumi sono nostri fratelli, essi placano la nostra sete. I fiumi trasportano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli, e vostri, e dovete, d’ora in poi, trattare i fiumi con la gentilezza con cui trattereste un fratello.


L’uomo rosso si è sempre ritirato davanti all’avanzata dell’uomo bianco, come la foschia delle montagne si dilegua dinanzi al Sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono luoghi sacri e così anche queste colline, questi alberi; questa parte di terra è consacrata per noi.




Indiani a cavallo


Sappiamo che l’uomo bianco non comprende il nostro modo di vivere. Per lui, una zolla di terra è uguale all’altra. Perché egli è un estraneo che viene di notte e ruba tutto quello di cui necessita. La terra non è sua sorella, e dopo averla esaurita, lui va via. Lascia dietro di sé la tomba di suo padre, senza rimorsi di coscienza. Ruba la terra dei suo figli. Non rispetta. Si lascia alle spalle le tombe dei suoi padri e non se ne cura. Strappa la terra ai suoi figli e non se ne cura.


Tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come oggetti da comprare, da saccheggiare, da vendere come pecore e collane lucenti. Il suo appetito divorerà la terra e si lascerà alle spalle solo deserti.


Non so. I nostri modi sono diversi dai vostri. La vista delle vostre città rattrista l’uomo rosso. Ma forse è perché l’uomo rosso è selvaggio e non capisce niente. Non ci sono luoghi quieti nelle città dell’uomo bianco. Né un luogo dove si possa udire lo sbocciare delle foglie in primavera o il battito delle ali degli insetti.


Forse per il fatto di essere un selvaggio che non capisce niente, il fracasso delle città è per me una ferita alle orecchie. E che specie di vita è quella in cui l’uomo non può udire il richiamo solitario del lupo e le discussioni notturne delle rane intorno ad uno stagno di notte?


Gli Indiani preferiscono il soave sussurro della brezza sullo specchio d’acqua ed il profumo del vento stesso, purificato dalla pioggia di mezzogiorno o aromatizzato dal pino.

L’aria è preziosa per il l’uomo rosso, dato che tutte le cose dividono lo stesso respiro: gli animali, gli alberi, gli uomini. L’uomo bianco non si interessa dell’aria che respira. Come un uomo morente, egli è insensibile al fetore.


Se io mi decidessi a vendere la nostra terra, imporrei una condizione: l’uomo bianco deve trattare gli animali come se fossero suoi fratelli. Voi dovete tenerla separata e considerarla sacra, come un luogo dove persino l’uomo bianco può andare a gustare il vento addolcito dalla fragranza dei fiori delle praterie.



Dipinto - villaggio indiano in inverno


Io sono un selvaggio e non capisco altri modi di vivere. Ho visto migliaia di bisonti imputridendo nella prateria, abbandonati dall’uomo bianco che ha sparato loro da un treno in corsa. Sono un selvaggio e non capisco come un fumoso cavallo di ferro possa avere più valore di un bisonte che noi, gli indiani, uccidiamo solo per sopravvivere.


Che cos’è l’uomo senza le bestie? Se tutti gli animali non esistessero più, gli uomini

morirebbero di solitudine spirituale, infatti qualsiasi cosa succeda agli animali, presto accade anche all’uomo. Tutte le cose sono legate tra loro.


Dovete insegnare ai vostri figli che la terra sotto i vostri piedi è la cenere dei nostri nonni. Affinché essi rispettino la terra, dite ai vostri bambini che essa è arricchita dalle vite dei nostri antenati.


Insegnate ai vostri bambini quello che noi abbiamo insegnato ai nostri figli: che la terra è nostra madre. Qualsiasi cosa accada alla terra, accade anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su loro stessi. Noi sappiamo questo: la terra non appartiene all’uomo; l’uomo appartiene alla terra. Noi sappiamo questo: tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Tutte le cose sono unite tra loro. Qualsiasi cosa accada alla terra, accade ai figli della terra. L’uomo non ha tessuto la stoffa della vita, è solo un filo in essa. Qualsiasi cosa lui faccia alla stoffa, la fa a se stesso.


Ma noi considereremo la vostra offerta di andare nella riserva che avete offerto alla mia gente. Vivremo appartati e in pace. Importa poco dove trascorreremo il resto dei nostri giorni. I nostri figli vedranno i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri soccombono sotto il peso della vergogna. E dopo la sconfitta passano il tempo in ozio, avvelenando il loro corpo con alimenti, dolci e bevande ardenti. Non ha molta importanza dove passeremo i nostri ultimi giorni: non sono molti. Ancora poche ore, pochi inverni e nessuno dei nostri figli delle grandi tribù, che una volta vivevano su questa terra o che hanno vagato in piccole bande nei boschi, rimarranno per piangere sulle tombe di un popolo una volta potente e pieno di speranza come il nostro.

Perché dovrei piangere la scomparsa della mia gente? Le tribù sono fatte di uomini, niente di più. Gli uomini vanno e vengono, come onde del mare.


Persino l’uomo bianco, il cui Dio cammina con lui e gli parla da amico ad amico, non può essere esonerato dal destino comune. Noi possiamo essere fratelli, dopotutto. Staremo a vedere.




Una cosa sappiamo che forse un giorno l’uomo bianco scoprirà: il nostro Dio è lo stesso Dio. Ora voi potete pensare che Egli vi appartenga, così come volete possedere la nostra terra, ma non è così. Egli è il Dio dell’uomo e la Sua compassione è uguale sia per l’uomo rosso che per quello bianco. La terra è amata da Lui. E causare danno alla terra significa dimostrare disprezzo al suo Creatore.


Anche l’uomo bianco scomparirà, forse più in fretta delle altre tribù.


Continuando a contaminare la vostra terra, un giorno soffocherete nei vostri rifiuti.


Ma nel vostro perire risplenderete vividamente, infiammati dalla forza del Dio che vi ha portato in questa terra e che per qualche scopo speciale vi ha dato il dominio su di essa e sull’uomo rosso. Quel destino è un mistero per noi, poiché non comprendiamo perché i bisonti sono stati tutti macellati, i cavalli selvaggi domati, i sacri angoli della foresta appesantiti dall’odore di molti uomini e la vista delle rigogliose colline disturbata dai fili parlanti.


Dov’è la macchia? Sparita! Dov’è l’aquila? Sparita! E che cosa significa die addio al puledro e al cacciatore? La fine della vita e l’inizio della sopravvivenza.


Forse capiremmo, se conoscessimo con che sogna l’uomo bianco, se sapessimo quali speranze trasmette ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali prospettive di futuro offre alla sua mente perché possa formare i desideri per il giorno di domani.

Ma noi siamo selvaggi. I sogni dell’uomo bianco sono occulti per noi. E siccome sono occulti, dobbiamo scegliere il nostro camino. Se acconsentissimo, sarebbe per garantire le riserve che ci promettete.


Là, forse, potremmo vivere i nostri ultimi giorni come noi desideriamo. Quando l’ultimo uomo rosso sarà svanito da questa terra e la sua memoria sarà soltanto l’ombra di una nuvola che passa sulla prateria, queste spiagge e queste foreste ospiteranno ancora gli spiriti della mia gente. Perché essi amano questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre.




Così, se venderemo la nostra terra, amatela come noi la amavamo. Proteggetela come noi l’abbiamo protetta. Tenete nella vostra mente il suo ricordo di com’era quando l’avete presa. E con tutta la vostra forza, con tutta la vostra mente, con tutto il vostro cuore, preservatela per i vostri figli e amatela…come Dio ama tutti noi.


Una cosa noi sappiamo. Il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra è preziosa per Lui. Persino l’uomo bianco non può essere esonerato dal destino comune. Possiamo essere fratelli, dopotutto.


Staremo a vedere.”




Ecco…..”Staremo a vedere”. Mi pare che abbiamo visto abbastanza. L’umanità deve cambiare rotta. Continuare come stiamo facendo ci porterà alla rovina. Il capo indiano Seattle l’aveva capito già nel 1854. La spiritualità deve tornare nelle nostre vite. Abbiamo perso il contatto col divino. Dobbiamo riallacciare questo collegamento per non distruggere e distruggerci. Non possiamo lasciare campo libero ai demoni interiori ed esteriori! Le vie ci sono e sono tante! Scegliamone una che ci ispiri, che sentiamo nostra e seguiamola! La nostra rivoluzione interiore porterà alla rivoluzione esteriore! Io ci credo!

Ecco qui un link per accedere ad una parte del testo del grande capo Seattle o (Seathl):

https://www.youtube.com/watch?v=Qm7Fn8dtgSQ

Cari amici, buon lunedì, buon inizio di settimana a tutti!


Attendo vostri commenti, riflessioni, appunti……ciao!!!!!!!!!!!

 
 
 

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