1° lunedì del mese (novembre 2020) – Scoperte spirituali. Io, mio marito e l'ictus!
- Sara Hoban
- 2 nov 2020
- Tempo di lettura: 10 min
Aggiornamento: 5 ago 2022
Ciao a tutti!
Buon lunedì 2 novembre a tutti e buon compleanno a mio figlio Jan!
Direte: ma che centra l'ictus con le scoperte spirituali? Uuh se centra, eccome se centra!
C'entra tantissimo!
Ora ve lo racconto.
Non l’avrei mai detto che sarebbe capitato a me. A me, che da piccola non riuscivo a capire come mia mamma potesse lavarmi i piedi, tagliarmi le unghie, vestirmi, pulirmi il culetto, portarmi a letto, rimboccarmi le coperte, rinunciare al boccone più buono per darlo a me….eppure l’ho fatto anch’io, dapprima vent’anni dopo con mio figlio, poi altri vent’anni dopo, con il mio secondo marito.
Tutto iniziò più o meno diciotto anni fa, nel 2001. Dopo la sofferenza della separazione dal primo marito, ho incontrato lui, Alberto, che in un luogo sperduto dell'Umbria disse di amarmi e lasciò la sua terra e gli affetti più cari, per seguirmi al Nord. Trovò un lavoro in men che non si dica e andammo a vivere insieme. Seguirono nove anni lavorativi , lui in uffici e cantieri sparsi in Italia, io presso un’associazione cinematografica a Gorizia. Lui partiva la mattina e ritornava la sera. Io finivo di lavorare un po’ prima. Fine settimana dedicati alle costellazioni familiari, a corsi sulla consapevolezza, meditazioni Kundalini, incontri di Reiki, passeggiate in montagna e io iniziai a frequentare una scuola triennale di musicoterapia a Udine.

Alberto e Sara nel bosco con mazzetto di timo
Le estati le passavamo o al mare o in montagna o dai parenti di lui a Spoleto o a San Vincenzo di Livorno. Troppo immersi nella materia. Guadagnavamo bene, ma ci restava poco da parte. Nell’arco di otto anni abbiamo cambiato tre case. Le prime due per incomprensione con i locatori, la terza per impossibilità da parte di Alberto di viverci, per motivi che andrò a illustrare più tardi.
Devo dire che ci sono arrivati dei segnali molto forti che annunciavano il “colpo” imminente, ma sono stati da noi elusi. Mai eludere i segnali e fare finta di niente!!!
Ecco il primo: la notte del 26 maggio 2009, mentre eravamo a letto, abbiamo sentito prima una grande frenata e poi un colpo, come se fuori fosse esploso qualcosa! Ci siamo svegliati di soprassalto, ho spalancato la finestra che dava sulla strada e la scena che vidi fu questa: il nostro portone spalancato, il muso di una Mercedes nera dentro il portone, di traverso sulla strada, tre macchine davanti all’entrata, una della vicina, una nostra e una della ditta per cui lavorava Alberto parzialmente distrutte! Quella della vicina, una cinquecento grigia, completamente sfasciata, la nostra Meriva rossa parzialmente distrutta e la macchina della ditta per cui lavorava Alberto appena toccata. Inoltre si sentiva un forte odore di gas. Alberto scese di corsa per le scale e volle accertarsi della salute del guidatore. Stava bene, lo stronzo (con il senno del poi…). Alberto ha subito chiamato le forze dell’ordine e un’ambulanza. La Mercedes, sbattendo contro il muretto della nostra recinzione, ha reciso anche il tubo del gas che usciva allegramente, impregnando la zona con il suo caratteristico odore che sentivo sino al primo piano della casa.

Incidente del 26 maggio 2009
Abbiamo saputo poi, che il pazzo con la Mercedes guidava a 120 km all’ora giù da Oslavia e prima di sbattere nel nostro cancello aveva fatto altri due tiri con la macchina prima sul lato destro della strada, poi sul lato sinistro e infine sul lato destro, nel nostro cancello! Come una pallina nel flipper! Questo fatto è stato per me il preludio dell’ictus che ha colpito mio marito un anno e mezzo dopo. Ma non lo abbiamo saputo leggere. Infatti abbiamo continuato a vivere come prima, nel solito tran-tran famigliare: lavoro – casa – vacanze- stress – feste – fumo – materialismo….
Alberto continuava con il suo lavoro e viaggiava moltissimo: da Bolzano a Civitanova Marche. Si assentava dal lunedì al venerdì. Partiva venerdì alle 14 da Civitanova Marche per arrivare a Gorizia verso mezzanotte. Era una vita veloce, stancante, stressante. Mangiavamo di tutto: Alberto mangiava tanti dolci, soprattutto dopo cena. In estate la birra era sempre presente sulla nostra tavola. Ma non conoscevamo altri modi per vivere, o forse non volevamo cambiare il nostro modo di vivere per paura di non guadagnare abbastanza per pagare l’affitto e le nostre spese quotidiane. Forse la paura fu più mia che di Alberto. Fu un fatale errore, poiché la vita (o la Divina Provvidenza, col senno di poi) ci fermò di colpo! E fu proprio un bel colpo!
Arrivò l’anno 2010 e un secondo segnale, a cui abbiamo dato, si la dovuta importanza, consultando vari medici e specialisti, ma essendo stati rassicurati da parte loro, ci siamo messi il cuore in pace. Il secondo segnale è stata una risonanza magnetica del cervello fatta il mese di marzo che evidenziava delle piccole macchie sul lato destro del cervello. Dopo aver richiesto delucidazioni dal medico di base e privatamente, la risposta fu che non v’era nulla da preoccuparsi (!). Mai chiedere informazioni solo a due medici!!!! Grande lezione! La vita continuava come sempre.
Arrivò l’estate e io andai a Buenos Aires per 14 giorni a conseguire il Master in Musicoterapia e appena tornai, con Alberto partimmo per l’isola di Korčula in Croazia. Iniseme a noi vennero i nostri cani Ris e Jari. In Croazia ci raggiunsero anche alcuni nostri parenti dell'Umbria. Fu una bella estate, dove si rideva, beveva, mangiava a dismisura.....ed ecco che al ritorno dalle vacanze ci fu un terzo segnale: in un autogrill in Croazia ad Alberto girò la testa e perse l'equilibrio. Pensammo che fosse un fatto passeggero, la stanchezza del viaggio. Bevve un sorso d'acqua, si sedette e tutto passò. Ritornammo a casa e la vita proseguiva come prima.

Vacanze a Korčula - Alberto Ris e Jari
Alberto ora lavorava su due computer. Ora c'era in ballo il progetto della baia di Sisitiana, il Portopiccolo. Ore e ore passate davanti agli schermi con numeri, misure, cifre, progetti, scadenze improrogabili... stress su stress! Il braccio sinistro di Alberto formicolava da qualche mese. Aveva dolori alla cervicale. Fissò un appuntamento presso un benemerito professore, già primario del Gervasutta di Udine che diagnosticò una forte cervicale. In quella seduta fece delle manovre con la testa di Alberto che, se ci ripenso, ancora oggi mi vengono i brividi! Beh, per farla breve, la diagnosi del dottore fu, che Alberto soffriva di una forte cervicale. Mi ricordo come ieri, quando il dottore gli fece alzare le braccia e Alberto faceva fatica ad alzare il braccio sinistro!
»Si, si, è sicuramente la cervicale!« disse e noi ci siamo fidati.
Il sabato successivo andammo con degli amici in gita nelle Valli del Natisone. Alberto mi chiese di guidare, poiché disse di avere delle difficoltà con il braccio sinistro. Memore della visita medica, pensai che fosse la cervicale e guidai io la macchina. Ci fermammo nella locanda »Del Pellegrino« a Cividale del Friuli e mi ricordo che Alberto aveva ordinato una tagliata di carne e mi chiese di tagliarla, poiché lui non riusciva a tagliare la carne. Nemmeno in quel frangente ci siamo preoccupati. Ne noi, ne i nostri amici... non ci rendevamo conto della gravità della situazione.
8 novembre 2010 – dieci anni fa!
Mattina: Alberto ha difficoltà di deambulazione e dall'ambulatorio del medico di base lo porto subito al Pronto Soccorso dell'ospedale di Gorizia.
Aspettiamo.
Nel frattempo chiamo i miei genitori ed i partenti di mio marito per avvertirli di quello che sta succedendo.
Finalmente arriva la neurologa che visita mio marito e decreta che deve essere ricoverato: »Prima bisogna vedere se c'è posto«, dice.
Io non realizzo la gravità del caso.
Tra me e me penso: »Bisogna verificare se c'è posto?
E se non c'è posto? Che facciamo? Andiamo a casa?«
Per fortuna C'E' POSTO!
Mezza giornata in pronto soccorso, poi ricovero in neurologia.
I pensieri si confondono, le domande sono troppe, sono come dei cavalli impazziti nella mia testa!
Che sta succedendo?
Il giorno dopo arriva la sentenza: ictus!
Dall'Umbria arriva la figlia di Alberto e uno dei fratelli.
Sono tempestata da telefonata dalle sorelle e l'altro fratello di Alberto.
Mi sento un robot.
Sono in ospedale da mattina a sera.
Vado a casa solo per accudire i cani: cibo e passeggiata.
Per fortuna vicino a casa c'è un bosco meraviglioso dove posso rigenerarmi dallo stress ospedaliero.
Negli occhi di Alberto vedo la paura. Mi chiedono conforto, amore, speranza.
Gli sto accanto, lo tranquillizzo, ma le risposte che arrivano dai medici non sono confortanti:« Che mi dite del braccio sinistro? E la gamba sinistra?«
L'ictus che ha colpito Alberto ha compromesso la parte sinistra del suo corpo. Non bastasse ciò, non appena viene trasferito in reparto, la prima notte cade dal letto e il giorno dopo lo ritrovo con un ematoma lungo tutto il fianco sinistro.
I farmaci che li vengono somministrati provocano effetti collaterali importanti. Ha difficoltà ad andare di corpo. Non riesce a camminare anche a causa del colpo subìto cadendo dal letto. Dopo un mese di ospedale a Gorizia, chiediamo il trasferimento all'ospedale di Gervasutta a Udine. Cerco di organizzarmi. Parlo con Bruno e Laura, nostri amici che abitano a Udine e mi dicono subito che posso stare da loro durante tutto il periodo che Alberto sarà ricoverato al Gervasutta. Non saprò mai ringraziarli abbastanza! Altri amici vanno a dare a mangiare ai cani. Ogni quattro o cinque giorni vado a casa per portare i cani a fare un giretto.
Le mie giornate a Udine: sveglia alla mattina presto, partenza per l'ospedale. Alle ore otto mi trovo all'ospedale e ci resto fino a pomeriggio tardi. Mangio con Alberto e certi giorni rimango fino a cena. Non andrò a descrivere ciò che faceva Alberto al Gervasutta, non ha importanza in questo contesto.
Dopo due mesi Alberto viene dimesso e torna a casa: una casa a tre piani – impossibile per Alberto, causa sua difficoltà di deambulazione. Questa casa si trova a Piuma, un paese vicino a Gorizia; dal balcone ci affacciavamo sul bosco, la sera vedevamo i caprioli, i cinghiali, durante l'inverno arrivavano un sacco di uccellini a mangiare i semini sul terrazzo: le cince, il picchio rosso, il picchio verde, il frosone, il picchio muratore. Luogo splendido, ma ormai impraticabile per Alberto.

Panorama dal terrazzo della casa di Piuma
Per fortuna la vita ci ha portato a conoscere delle persone meravigliose che ci hanno affittato la loro abitazione che si trovava nel centro di Gorizia. Un'abitazione al piano terra con una taverna. Comoda. Si può accedere con la sedia a rotelle che ormai Alberto usava sempre più spesso. All'inizio credevo che la sedia sarebbe stata presente in casa nostra solo per un primo periodo e poi Alberto sarebbe riuscito a camminare come prima...mi sbagliavo. Il colpo è stato forte e la sedia è presente tuttora nella nostra casa. E meno male che c'è!

Direte: Ma che cosa centra la vita spirituale in tutto ciò? La malattia di Alberto è stata un'accelerazione nella nostra vita spirituale. Già prima dell'ictus eravamo sulla strada del »sacro«, ma non così intensamente come lo siamo oggi. E' vero che io, da quando ho 4 anni, dico ogni sera la preghiera che mi ha insegnato mia nonna Pepca (Pepza in
Alberto e Sara a Sisitana (2020)
italiano) al mio angelo custode e ringrazio Dio ogni sera quando vado a dormire per tutto ciò che mi ha dato durante la giornata. Ma dopo l'ictus di Alberto, la mia preghiera è diventata più intensa, più sentita, più partecipata. E lo stesso è successo ad Alberto: una riscoperta della sacralità che era assopita dentro di lui e che è uscita prepotentemente dopo l'ictus.
Alberto non riusciva più a svolgere il lavoro di prima, il geometra, e quindi le sue giornate erano lunghe. Oltre a dipingere e scrivere, passava molto tempo al computer e scopriva dei siti internet che per lui sono diventati di vitale importanza. Si trattava di siti che lo ispiravano e tuttora lo ispirano nella sua vita spirituale, con testimonianze di vita, invocazioni, bellezza, sacralità, impregnati di frasi positive che incitano ad avere fiducia nella vita, negli Angeli in Dio! Prima dell'incidente siamo stati molte volte nelle Marche in un centro spirituale induista. Partecipavamo ai rituali, ai canti che si facevano in quel luogo, ma devo dire la verità che io ero attratta più dal fatto che si cantasse, accompagnandosi con gli strumenti, che non dalla celebrazione degli idoli che stavano sull'altare. Rispetto si, ma il mio cuore non era per loro.

La mia sacralità è legata al mondo occidentale: a Gesù, Maria, alla Terra, alle antiche pratiche druidiche. Non mi sento legata all'oriente. Forse sento più attrazione verso i nativi Americani – Indiani, ma solo perché amano la terra e il grande spirito Wakan Tanka, Colui che tutto permea. Quando mi rivolgo a Dio, mi viene spontaneo alzare lo sguardo verso il cielo. Mi da un senso di ampiezza, apertura, libertà, tutte caratteristiche per me divine! Però sento la presenza divina anche in ogni cosa viva che mi circonda qui sulla terra! L'oriente è stato un passaggio della mia vita, ma poi sono tornati a galla tutti i rituali che ho vissuto da bambina: i canti, l'odore dell'incenso, le processioni, le benedizioni. E ora mi sento bene in questa spiritualità, si può dire...occidentale? Rispetto Papa Francesco e il suo tentativo di fare un po' di pulizia nel Vaticano e dare la priorità ai più deboli non solo a parole, ma anche con i fatti! Sarà passibile di attacchi forti dalle lobby mondiali di potere! Cercheranno di screditarlo in tutti i modi. I giochi sono ancora aperti! Aldilà di questo, in casa nostra c'è sempre una candela accesa: o per i nostri morti, o per una richiesta, o per un ringraziamento.

Anniversario di matrimonio 2020
L'ictus di Alberto è stato lo spartiacque nella mia vita. Spesso mi dico: «E' stato prima, o dopo l'ictus?«, come se fosse prima di Cristo o dopo Cristo....ma la vita va avanti! Ed è una bella vita! Cerco di portare amore dentro e fuori di me, nel mio piccolo, per quello che posso. E mi sento fortunata! Mio marito, nonostante il colpo subito è amorevole e pieno di attenzioni nei miei confronti e nella nostra casa regna l'amore, la forza più incredibile nell'Universo! Ringrazio ogni giorno per ciò che la vita mi ha dato e mi sta dando!

Una candela per ricordare i nostri morti....
Quindi, cari miei, oggi, nella giornata del 2 di novembre, oltre ad augurare una splendida giornata a mio figlio per il suo compleanno, onoro i nostri morti, parenti, amici cari che se ne sono andati. Onoro la memoria del mio amico Ivan Sirk che se ne è andato il 28 di ottobre di 22 anni fa, onoro la memoria di Nada Berce, amica che ci ha lasciato nella primavera di quest'anno, di Padre Aurelio, padre spirituale della nostra famiglia, di Vilma Brajnik staffetta partigiana che ci ha lasciato nella primavera di qualche anno fa...e di tutti i miei parenti, nonni paterni e materni, zii, zie e ringrazio tutti per aver camminato per un periodo con me nella vita e di avermi dato insegnamenti preziosi! Sarete sempre nel mio cuore! Vi voglio bene!
Buon lunedì a tutti, buon inizio di settimana!
Ed ora qualche aforisma sulla giornata dei Morti
Se le persone che amiamo ci vengono tolte, il modo per farle vivere è non smettere di amarle James O’Barr
Non rattristarti. Tutto ciò che perdi viene in un'altra forma Rumi
La vita dei morti è posta nella memoria dei vivi Marco Tullio Cicerone
Ciò di cui una volta ci siamo rallegrati profondamente, non possiamo mai perderlo. Tutto ciò che amiamo profondamente diventa parte di noi Helen Keller
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